sabato 24 marzo 2007

Polemica trentenne?

...un antico proverbio giapponese recita:"quando c'è un problema non cercare il colpevole ma cerca la soluzione"...

Ho riletto con attenzione i post pubblicati e le relative risposte,sono passato da quelle divertenti e volutamente provocatorie a quelle più serie e positivamente critiche,ma seguendo quell'antico proverbio non vedo ancora una strada ben battuta che porti verso una soluzione del nostro "problema".
Siamo partiti mettendo al centro dei nostri discorsi il comportamento delle trentenni nei confronti del sesso opposto pari età e fino ad ora l'unica strada buona intrapresa è stata quella di giustificare il vostro e perchè no anche il nostro atteggiamento come reazione a esperienze legate al passato...
Certo le esperienze negative non aiutano,induriscono...ma è anche vero che la loro funzione dovrebbe essere formativa,educativa capace di vaccinarci verosimilmente da situazioni a noi scomode ma non per questo dovrebbero renderci terreno sterile davanti a nuove occasioni...
Molte volte ci siamo sentiti rispondere :"non voglio impegnarmi,ho sofferto troppo....adesso non è il momento sai avevo una storia che non mi faceva respirare...non riesco più ad amare come un tempo...ecc...." tutto questo non ha senso...o meglio lo ha limitatamente alla fine di una storia e all'inizio di un'altra...
Ogni storia è diversa dalle altre,ogni persona che si incontra può darci o toglierci qualcosa in più o in meno della persona incontrata precedentemente...Le nostre vite si incrociano che lo vogliamo o no,inevitabilmente stabiliamo dei rapporti gli uni con gli altri e tra questi contatti incrociamo anche quello che ci stimola...allore perchè non viverlo...
Dice Sue ellen commentando l'intervista pubblicata dal mio socio:" come dice una persona a me molto cara, si arriva alle storie già così pieni di vita... che alla fine è difficile comportarsi senza tener conto delle esperienze pregresse..."vero,ma questo non deve essere un limite,anzi può fare parte di quel confronto necessario affinchè ci si possa sovrapporre su più linee...
Quando si incontra una persona la diffidenza è normale,non è normale "vomitargli" addosso tutto quello che è stato il nostro passato sentimentale,quasi a dire io sono fatto così,ho sofferto tanto,sono una povera vittima.....difficilmente così facendo,messa da parte la diffidenza sana e naturale,ci si lascia trasportare dalla nuova avventura,amicizia o amore che sia...si spaventa inevitabilmente chi si trova davanti a noi.
Sempre citando Sue ellen:"sono le nostre esperienze passate che ci consentono di interpretare il mondo che ci circonda..." vero anche questo,ma non deve essere una scusa per rintanarsi,chiudersi in se stessi dietro una barriera imperscrutabile...
Conosco una persona a me molto vicina,che ha avuto una vita non proprio semplice,dai sentimenti alla vita strettamente personale, eppure non si è mai tirata indietro nella lotta per ricominciare...questo deve essere il principio...
Perchè un'invito a cena, a un cinema o a una semplice uscita deve sempre nascondere un secondo fine...?
Allo stesso modo mi chiedo perchè noi maschietti interpretiamo l'invito di voi femminuccie come un sicuro "giro in giostra" come dice una famosa massaggiatrice shiatsu amica mia!!
Forse dobbiamo cambiare in nostro "modus pensandi",dobbiamo riportare i rapporti sul piano della conoscenza...gli incidenti di percorso ci saranno sempre ma dovranno insegnarci a trovare la via,a guardare si criticamente quel che arriverà nel futuro ma sopratutto a non chiuderci a riccio davanti a nuove opportunità...
Ecco tutto o quasi...
Grazie per la cortese attenzione e a tutte/i auguro un buon proseguimento...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

molto vero...il problema è proprio conoscersi e molto spesso non lo si fa perché si parte dalla fine...manca la calma, il tempo e a volte la voglia di sapere com'è l'altro. Trovo terribilmente cinico non interrogarsi su chi si ha di fronte. E' vero può capitare, ma che la norma sia di non fermarsi mai e di non investire niente di sè non lo capisco...alla fine cosa può succedere di così terribile? E sta parlando una donna ovviamente!!!

pavel ha detto...

...pavel dixit...

Ben contento miss ing che tu condivida il mio pensiero...
può essere un punto di partenza per nuove riflessioni...la conoscenza,il contatto devono essere la base,forse solo così,avvicinandosi a chi abbiamo davanti riusciremo a sentire le sue ragioni e comprendere il suo linguaggio...
a presto miss ing...

Anonimo ha detto...

certo...anche se non si parla la stessa lingua a volte ci si può capire lo stesso...e prenderci gusto :) a presto!

Unknown ha detto...

avete presente quando ci si rompe un polso da piccoli... cadendo dalla bici?
un mesetto di gesso, tante firme colorate come ricordo e poi più nulla!
si rimonta sulla bici e viaaaaaaaaa verso nuove mille mirabolanti avventure. :)
anche in amore è così.
ogni tanto quando cambia il tempo le vecchie ferite danno fastidio, ma nulla più.
certo i sentimenti non si sistemano con l'ingessatura; guariscono + o - da soli e certe volte si rimarginano male...
ma si deve andare avanti!!
La vita è meravigliosa ragazzi! ;)
Ci sono troppe cose belle da vivere e assaporare.. ed è troppo breve per perdersela con le paure...
date retta a me...
baci baci

Sue Ellen ha detto...

Caro Pavel,
innanzitutto grazie delle citazioni...mi fanno sentire importante!:))
Ma soprattutto mi spingono ad intervenire!
Tu dici: "non vedo ancora una strada ben battuta che porti verso una soluzione del nostro "problema"...
Personalmente credo che sia riduttivo cercare una soluzione a un problema... soprattutto in termini "empirici".
Quello che voglio dire è che mi sembra molto più utile portare aventi quello che su questo blog si tenta di fare: discutere, analizzare, comprendere. Il bello delle persone, in condizioni di normalità (!) è proprio che sono esseri complessi, e che niente è "dato"... quindi soluzioni, in quanto tali, non ce ne sono... il fatto che poi facciamo parte di una generazione e di un'epoca in cui l'idea di normalità ... ecco, forse va riscritta, è tutto un altro paio di maniche!
Vorrei anche riportare come elemento di discussione una riflessione letta anni fa, su ben altri argomenti, ma che possiamo riciclare: la differenza tra comprendere, giustificare e sostenere.
Con i nostri ragionamenti, i nostri racconti, le nostre paturnie (!) possiamo provare a comprendere gli altri e il loro modo di comportarsi, a volte forse speculare al nostro. Alcuni di noi potranno giustificare gli altri, e/o se stessi, per quei comportamenti: non era il momento, non era la persona, non ero io. Detto questo, non mi sembra che invece ci sia un atteggiamento di sostegno ai comportamenti meno "sani" quali la fuga, il nascondismo, l'incertezza continua ... Insomma, parlare di quello che ci passa per la testa aiuta a capire, non necessariamente ad abbracciare incondizionatamente ... e magari a cercare un'empatia maggiore con l'altro, la prossima volta che ce lo troviamo davanti!
Un'ultima notazione, relativa al "buttiamoci nelle storie, non c'è niente di più meraviglioso!!". Accolgo l'invito, ovvio.
Ripensando alle mie esperienze, mi viene però da dire che forse il tiro va un po' aggiustato. E vado a spiegarmi: non mi viene in mente nessuno, che all'inizio di una storia (parlo proprio dei primissimi tempi,quelli del sorriso che ti si stampa in faccia quando ricevi un sms:D) non ci si butti... magari con un tentativo di distanza (ma si, ma si, vediamo quello che succede...), ma insomma, la prova piace a tutti.
I problemi, se vogliamo ancora definirli tali, si registrano dopo: quando si deve cominciare a "costruire", "definire" e lasciare uno spazio (reale ed emotivo) all'altro... ma qui, potrebbe partire un'altra discussione, ed io ho già scritto troppo.
Scusate la grafomania.
Sue

Unknown ha detto...

Il punto è che non "si deve cominciare a costruire" una storia. Per mia esperienza personale, quando un rapporto ha buone basi e c'è la disponibilità emotiva al coinvolgimento, tutto vien da sè.
Quando ho conosciuto il mio attuale compagno, nonchè convivente, andare a vivere con lui è stata la scelta più facile della mia vita.
Questo nonostante le storie passate tutt'altro che facili e felici.
Certo è stata dura comprendere che dietro certi suoi atteggiamenti non c'erano gli spettri del passato!
Le paure rimangono sempre, ma talvolta ci si deve sforzare di liberare il cuore.
Bisogna imparare ad essere felici, senza chiedersi se e quanto durerà tale felicità.
Non voglio trasmettere un'idea semplicistica della vita e dell'amore; io per prima so che non è affatto facile vivere ed amare.
Vorrei solo farvi capire che certune volte ci si complica la vita da soli... senza che ce ne sia bisogno. Non è già abbastanza incasinata da sè quest'esistenza? :)
L'amore vero va oltre l'innamoramento iniziale; nasce quando ci si fonde, quando si mettono in compartecipazione gli spazi, quando nell'altro si trova serenità, che certe volte non ci appartiene di natura.
Un bacio a tutti