lunedì 24 ottobre 2011

Ho visto una dea...ovvero come far spegnere il cervello a un uomo...

Qualche sera fa mi sono detto:"perchè non uscire un po' e distrarsi con qualche amico?"
Detto fatto,così in men che non si dica mi ritrovo all'appuntamento,zona navigli,sempre affascinanti...la luna è alta nel cielo,l'aria è fresca e la buona compagnia che da tempo non si vedeva scalda il cuore.
Aspettando gli altri rimaniamo fuori dal locale finchè succede qualcosa......
Arriva alle nostre spalle una macchina,vetri scuri,rallenta,frena ma non si sente rumore e non capisco...poi piano si apre la portiera posteriore...ci giriamo,la luna torna sul filo dell'orizzonte,l'aria diventa tiepida e tutta una luce si diffonde attorno a noi.
Si intravede un tacco,poi una caviglia,poi altro tacco e altra caviglia e infine tutto il resto....ho visto una dea!

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Perchè la linea superiore?
Bè arrivateci da voi,si chiama elettroencefalogramma ed è evidentemente piatto,si perchè nell'ordine le reazioni osservate sono state le seguenti:

Fase uno:
il cervello si spegne;
lo sguardo diventa acquoso;
la bocca si spalanca nella funzione di recuperare più ossigeno per tentare di far ripartire il cervello;
la testa comincia a girare su se stessa come se non fosse articolata

Fase due-la dea ti passa davanti:
la mascella recupera l'articolazione;
le palbebre sbattono ripetutamente;
la testa all'improvviso si ferma e si fissa più o meno sotto la sua cintura;
piccoli versi escono dalla gola,cose senza senso e mal articolati;

Fase tre-la dea passa e bacia un tuo amico,il suo fidanzato:
l'interruttore si rialza;
il cervello recupera l'attività elettrica;
i muscoli recuperano tono;
lo sguardo torna vivido;
finalmente un'espressione intelligente esce dalla bocca:"si tanto non era nemmeno figa!".

lunedì 10 ottobre 2011

Se proprio dovete farlo...

Ottimo cioccolato di modica,del porto e la giusta atmosfera che solo la mia prima musa ispiratrice sa creare,lei e il suo mondo di fragole e panna.
Poi però mi sveglio all'improvviso,troppo bello per essere vero,troppo bello per non dover sentire anche ieri sera qualche ameno racconto...e allora non riesco a non riflettere,a non cercare un motivo e a non scrivere per rendere reale quel che la mia testolina elabora.
Non preoccupatevi,nessun racconto scabroso,nulla di assolutamente nuovo ma la solita storia trita e ritrita di coppie in crisi che cercano altrove una valvola di sfogo.
Non voglio impartire nessuna lezione moralista ma voglio solo tentare di capire perchè quando si arriva al capolinea non si ha il coraggio di finire li,con coscienza e responsabilità.
Se la mia esigenza diventa quella di cercare altrove il mio diletto vuol dire che la persona che ho al mio fianco non è piu' in grado di rendermi felice,che quell'idillio che sembrava non finire mai è svanito e allora perchè rovinare anche una resa più che onorevole.
Tra persone adulte dovrebbe funzionare così,io non ti amo più per tutta una serie di motivi,metteteci proprio tutto quello che vi passa per la testa,ne parliamo e sempre da persone adulte prendiamo strade diverse.
Invece no,siamo in grado di rovinare tutto,in maniera disonesta,meschina,adducendo scuse banali e infantili e la ricerca di un'amante a quel punto giustifica un rapporto ormai agli sgoccioli,diventa addirittura la creatura voluta dal partner ormai non più desiderato.
Non solo...si cominciano a coinvolgere amici e conoscenti in modo da crearsi alibi,in modo da cercare giustificazioni,si tende perfino a mostrarsi costretti a tale gesto perchè non più amati.
Lo so cosa alcuni di voi stano pensando che faccio un ragionamento banale,troppo semplicistico,forse condizionato dalla quantita' di porto che la mia musa mi ha fatto bere,penso però che nessuno di noi,uomini o donne meritiamo la menzogna e la meschinità che si genera in tali condizioni,penso che tornare a casa e guardare la propria compagna/o dopo essere stati con un altro/a avendo raccontato una marea di fandonie sia frustrante per entrambe e sopratutto,e qui mi rivolgo agli uomini,le nostre compagne come ottimi segugi fiutano lontano chilometri se un'altra donna ci ha soltanto sfiorato...
In conclusione penso che il porto faccia male,che il cioccolato in certe quantità generi allucinazioni e se tutto fosse facile come ho sperato in questo post metà delle persone che conosco sarebbero ancora un intero.

venerdì 16 settembre 2011

Terapia di gruppo

Ciao a tutti,
non mi capitava da tempo di attingere per i miei pensieri a una serata così propizia come quella di ieri sera;tutto perfetto,locale tranquillo (anche troppo),cibo discreto,la giusta quantità di alcool e tanta voglia di raccontarsi.
Dopo tanti anni rivedo un gruppo di amici,lasciati in erba ancora incorrotti dal vissuto e ritrovati donne e uomini con il loro bagaglio di esperienze,ormai non più freschi trentenni ma non ancora con il 4 davanti...
A dire il vero questa è stata la terza uscita fatta insieme;nella prima ci siamo ri-conosciuti,nella seconda abbiamo ristabilito i rapporti e in quella di ieri abbiamo definito i rispettivi contorni.
Per me è stata una splendida scoperta,mi sono trovato tra le mani i capiscaldi di 30senza,tutto quello che in un modo o nell'altro io e il mio socio abbiamo raccontato in questi anni.
Eccoci a S. con il suo dolce visino che racconta delle difficoltà nello strappare un si al suo bello,che sembra non cogliere le sue incursioni per farlo convolare,ma dall'altro lato S. è donna fino in fondo e con le arti della seduzione porta il suo innamorato sui sentieri degli oggetti da lei più desiderati.
C'è poi E.solare,luminosa esplosiva nella sua risata ma sempre con quell'ombra che ogni tanto compare e che la vincola,la lega e che lei vince con tutta la sua esuberanza.
F. il maschietto del gruppo,mai cambiato,io lo definirei in maniera molto milanese :"taac,fatto",per lui tutto è fattibile,la soluzione è a portata di mano,è molto anni ottanta,credo rappresenti in pieno quel decennio di contrasti,mi diverte.
Al mio fianco come nelle vecchie foto ecco L. senza togliere nulla a nessuno la mia preferita,forte del suo vissuto la trovo asciutta,diretta,incorruttibile sa far pesare il suo giudizio.
Questi quattro profili ben miscelati a parer mio rappresentano in maniera magistrale la mia generazione,fatta di insicurezze,di voglia di divertirsi e spesso di non impegnarsi,ma ognuno di questi quattro amici ha saputo crescere con le esperienze,ha saputo nonostante le difficoltà creare una famiglia,impegnarsi nel lavoro,insomma ognuno di loro ha saputo vivere la propria vita,a volte però gli è mancato il coraggio di scelte radicali,forse di dire no e sopratutto di scrollarsi di dosso quel vissuto che in alcuni momenti gli ha fatti rallentare...

Grazie ragazzi per l'ispirazione e per avermi dato l'occasione di confrontarmi con voi,a volte chiuso nel mio mondo,forse imprigionato.

Pavel

sabato 5 marzo 2011

Trentasenza...Italia: confessioni di un Paese al capolinea?

Riceviamo e pubblichiamo volentieri una mail di O.R.

TRENTASENZA...

nome azzeccato,definisce al meglio il fenomeno di noi quasi trentenni che viviamo le difficolta' del frangente storico assai triste nel quale viviamo
ma basta dire che questi trentenni siano sterili,forse le speranze di stabilita' per un futuro si sono affievolite progressivamente con l'andare dei decenni,le cause sono molteplici e sono note alla maggioranza.
Ma forse molti di noi si sono arenati,sfiduciati,rattristati da troppe negativita' vissute sia nel passato che nel presente
e forse non sentono la necessita' di fare grandi mosse perche' ancora fondamentalmente insicuri.
La tristezza profonda,il nichilismo dilagante,il veleno sotterraneo di una societa' disgregata ed alla deriva,la nausea che si rinnova spesso giorno dopo giorno.
Per questo gente come me non puo' fare a meno che ritrovarsi come un personaggio delle Opere di Irvine Welsh,piuttosto di kerouac o di bukowsky.
Ci stanno togliendo progressivamente tutto eppure non avremmo davvero preteso cosi' tanto dalla vita.
Cio' nonostante oggi realizzare il minimo,l'essenziale sta diventando sempre piu' difficile.
Io a 26 anni vivo nella stessa camera con mio fratello di 20 nello stesso appartamento dei miei genitori dove ho vissuto la tristezza e i drammi psichici dell'adolescenza
personalmente ho definitivamente maturato l'idea che il mondo odierno e' un pessimo posto dove vivere,sono diventato apatico tendenzialmente sociopatico e trascurato
odio per questo sistema eppure non ho le forze per oppormi.
Ne conosco tanti altri come me.
Nascosti,guardare impotenti scorrere i giorni della propria esistenza tra un contratto occasionale e uno a progetto.Vomitare sulla vita in un angolo buio della strada
Guardando il lato peggiore delle persone che la vita in certi momenti riesce a fare riemergere.
Mi sembra evidente che in questo paese si sia giunti praticamente al capolinea ma non credo sia il caso di entrare in dissertazioni socio-politiche od economiche dal momento che ormai da tempo in questo paese si respira un profondo relativismo nei valori,nell'etica.
Saro' forse vigliacco,vile,codardo ma la sofferenza porta a non ripetere istintivamente gli errori del passato,alla chiusura,alla diffidenza, ed e' la stessa cosa che i fallimenti familiari insegnano in modo piu' che evidente
Le mie naturalmente vogliono essere personali osservazioni
Eppure da quanto posso capire,leggendo altre esperienze di miei coetanei mi sembra proprio che l'aria che tiri sia la stessa
Forse perche' non ci sono piu' molte alternative che incularsi tra di noi come capre...
Trovare un capro espiatorio qualcuno da fottere per passargli davanti?
Il cinismo,l'indifferenza,la malignita' che dilagano?
Non saprei dire certo e' che le condizioni attuali sono ben tristi.Mi sembra quantomai evidente.
Mi auguro che pubblichiate queste mie riflessioni in modo tale che possa risultare evidente il malessere diffuso in questo paese al capolinea.
Non ho ancora deciso di finirmi del tutto ma se non riusciro' non gliela daro' a quei ricchi signori la soddisfazione di vedermi ridotto a un cadavere ambulante per la strada
Piuttosto andare a morire via da questo paese
Dove la vita scorre con piu' semplicita' e nella poverta' ma con meno invidia meno rabbia sociale nella solidarieta' e nell'altruismo

firmato O.R.

lunedì 18 ottobre 2010

lettera aperta

Ringraziamo Katia per questo suo prezioso contributo e ben volentieri lo pubblichiamo...

Lettera aperta agli uomini trentenni single e senza figli
Anche i trenta (quarantenni) single senza figli sono una categoria in costante crescita nelle metropoli grige e inospitali del mondo occidentale. L'ISTAT conferma questo dato con statistiche allarmanti, domodossologi si sbizzarriscono con teorie e Alberoni ci asciuga settimanalmente con editoriali sul Corriere. Il mercato risponde fabbricando merci ad usum di questo degno consumatore fomentato dagli “stilosi” adelfi della dissoluzione e da Studio Aperto. Alcuni di questi uomini hanno ancora qualche remoto tratto da ragazzo in memoria di quel che fu, lustri fa. Certo, il loro vantaggio sta nel fatto che, per mere ragioni biologiche, hanno a disposizione più tempo delle loro corrispettive anagrafiche per generare. Se le trentacinquenni già possono acquistare libri sulla menopausa da affrontare in serenità, il maschio ha ancora delle primavere per mettersi in salvo da un disperato destino di abbandono e solitudine, imprigionato nel minimalismo del suo monolocale, della sua utilitaria o, peggio ancora, tra i soprammobili ostili delle case dei malandati genitori che non realizzeranno mai il sogno di portare al parco i nipotini e rispondere ai loro mille perché.
Caro trentenne, chi te lo fa fare di uscire tutte le sere con i tuoi amici sterili alla ricerca di intrattenimento? Intanto il tuo gruppo poco a poco si assottiglia, si dirada di elementi, i matrimoni impazzano, alcuni ti reclamano come testimone (tanto sei sempre disponibile). È doloroso capire che quegli amici accasati li hai persi per sempre come i capelli su quella testa spelacchiata che sei costretto a specchiarti sconsolato ogni mattina. Patetico, hai anche acquistato via internet quella lozione miracolosa per non perdere capelli - concentrato della saggezza di Cesare Ragazzi - per poi renderti conto che sei stato buggerato. Al pub il lunedì sera siete rimasti in tre, single zitelloni, a bere doppio malto, parlare di sport, del vostro lavoro e di avventure color seppia. Esci, perché se stai a casa a guardare la televisione ti rendi conto che la vecchiaia sarà sempre più simile a quella sera, solo con più acciacchi. La distanza spaziotemporale con le ragazzine che vorresti portarti a letto diventa siderale, ormai – anche culturalmente – vivi su un altro pianeta, parli un'altra lingua, invano tenti di adattarti e di mimetizzarti.
Trenta-quarantenne single: hai tempo di aggiornare il tuo stato su facebook almeno tre volte al giorno. Fai vedere che sei ancora vivo, fallo per quelle slabbrate e follicolari e consumate amiche che si ostinano a passare una notte post-gomito alzato nel tuo sudicio letto da una piazza e mezza, e per le quali il massimo raggiungimento della vita coniugale è uno spazzolino da denti dimenticato in un cesso altrui.
Ma dai, che aspetti a sistemarti? le avventure che raccontavi in palestra al tuo vicino di tapis roulant non interessano più a nessuno. Pure tu ti annoi quando ci pensi, sono come le favole che vengono continuamente ripetute ai bambini. E poi sono avvenute così tanto tempo fa che ormai i ricordi evaporano come gli amici liberi con cui organizzare un week end goliardico. Il passo dalla discoteca al girare in auto solo per le periferie in cerca di un'ora di compagnia (a pagamento) o di una moglie in Romania è breve come una poesia di Ungaretti Cosa aspetti ad accasarti? Ti sei anche reso conto che le trentenni rampanti alla sex and the city sono sempre più nevrotiche ed in preda alle lune che solo gli psicofarmaci possono assopire, allora ti rivolgi alle liceali che ti danno del lei per mantenere le distanze, così sconfitto concludi la serata davanti a youporn.
Caro trenta-quarantenne, cosa aspetti aprire il cuore ad un'altra anima sola e bisognosa di elargire amore. Non attendere che sia troppo tardi o che il tuo cuore venga pietrificato dal tempo. I padri troppo maturi, ecco un altro dramma dei nostri anni, quelli che hanno ottenuto la sopravvivenza del loro gene in extremis, li vedi che vanno a prendere il pargolo all'asilo che sembrano nonnini, già con i loro acciacchi. Il bambino che corre per abbracciarlo ed il padre-nonno non lo solleva con la passione di una Coppa del Mondo causa sciatica, artrosi lombare- cervicale, meniscopatia, o dolori dell'età che lo rendono totalmente out of age per la pubblicità dell'olio cuore.
Caro il mio single con più di tre decadi, ti posso dire una cosa? Mi fa schifo lo spacciare il tuo viaggio annuale con l'amichetto del cuore a Cuba o in Thailandia per dell'innocuo turismo, perché lì ti trovi bene, perché lì il mare è cristallino, perché sei un appassionato di snorkeling e per altre abbaglianti falsità che ti inventi.
E le tue partitelle a calcetto sull'erba sintetica. Dopo uno scatto hai già il fiatone, nel dopolavoro che si prolunga in una cena fuori per gli stoici che a casa non hanno nessuno se non la televisione e una scatoletta di fagioli da mangiare seduti sul divano; il tuo platform, le tue partite online, il terzo capitolo della tua autobiografia che non verrà mai pubblicata perché la tua vita non interessa a nessuno.
Caro il mio Vitellone, che a Milano ha trovato terreno fertile da inaridire, altri con cui varcare da soli la porte della vecchiaia, vincenti, perdenti, autosufficienti, trentaseienni che vivono a casa con mammà nella stessa stanza dove hanno passato l'adolescenzà, quarantenni che compiono efferati delitti, che hanno ancora il poster di Gullit nella stanza, con la lista delle cose da far comprare al supermercato, dediti allo stalking, al fantacalcio, allo struscio in corso Como, creativi da aperitivo al wine bar, che hanno un sacco di cose da fare, che hanno ancora tempo di essere, che la vita comincia a trent'anni. Ma vaffanculo.

intimamentekatia.tk

martedì 12 gennaio 2010

...trentenni viste da diciannovenni...

Care Trentasenza,
mi rivolgo a voi...quel che sto per pubblicare è una provocazione di un "amica" diciannovenne che chiede di esporre quel che pensa di voi trentenni...ambasciator non porta pena...

Lettera aperta alle trentenni single e urbanizzate

Ragazze, trent'anni è il momento in cui dovreste essere già accasate ad accudir la prole, retribuite grazie a permessi di maternità garantiti da un lavoro a tempo indeterminato.

Meglio ancora casalinghe, madri full time, indaffarate tra domestiche faccende e lacrimanti pargoli, tra belle foto in cornici d'argento e scintillanti corredi di nozze in terse vetrine. In attesa del marito che sgroppa per lo stipendio, ma che al rientro troverà un piatto pronto, un sorriso, una pancia gravida d'amore o dei bambini che affettuosamente si affrettano a portargli le ciabatte.

Invece, care trentenni, vi vedo intesite e ingiallite, i segni premonitori della vecchiaia che vi rigano il volto come lacrime indelebili; le rughe e i follicoli si affacciano come crateri. Vi scorgo attraverso i vetri semioscurati del vostro Suv su cui viaggiate stizzose e longilinee o – più spesso - sulle Smart sul cui volante nervosamente battete le dita (senza una vera sull'anulare), strette nella morsa del traffico che vi comprime nell'utilitaria.

Trentanni, patetiche ragazze che vi illudete di fuggire dalla maturità biologica. Perché volete cancellare il naturale desìo di gravidanza? Perché cercate di eliderlo dalla vostra mente come un cancro, al quale opponete un selvaggio subisso di mondanità, pranzi, cene, happy hour “irresistibilmente trendy” per far tardi, per non stare in casa la sera quando sale la paura, e vi recate in cadenti discoteche straripanti di attempate in cerca di qualche giovane uomo che, per una sera, vi faccia sentire meno sole. Il corpo fatica a stare dietro la vostra frenesia, basta qualche cocktail di troppo per segnarvi il volto per una settimana mentre i vostri enzimi alzano bandiera bianca, incapaci di star dietro a tutte le malsane vivande che come Bridget Jones ingurgitate.

Trentanni, ragazze, ma perché mi ostino a chiamarvi ragazze? Siete donne, siete trentenni, dovreste aver già concimato di prole il mondo, innaffiato il terreno arido di siccità con le vostre acque, donato nipotini alle vostre madri vogliose di elargire affetto. Dovreste passeggiar a testa alta verso l'asilo, parlottare con le insegnanti del vostro pargolo che, con il nasino attaccato al vetro della sua classe, aspetta la vostra venuta come Babbo Natale.

Invece vi vedo, trentenni single, allampanate, che martoriate il manto stradale con i vostri tacchi da 10 cm con cui battete il SOS in Morse per attirare l'attenzione dei pochi uomini disponibili (e non seriamente problematici) rimasti sul mercato.

Lo sento dai vostri passi decisi, dalle sigarette che stringete con le vostre dita da crudelia demon, vi spio attraverso i vetri delle palestre nelle quali correte sui tapis roulant o sulle bici da spinning, metafora perfetta del vostro affannarvi senza arrivare da nessuna parte. Riempite le palestre, come la bile può ingolfare la scatola cranica generando ipocondrie bestiali, dalle quali uscite nevrotiche frecciando con gli occhi le concorrenti, specialmente se sono più giovani. Salite sulla vostra monovolume e vi smaltate le unghie mentre accorrete all'appuntamento con l'avvocato dal dei tali, che vi ha salvato con “Troia numero16” sul cellulare.

Trentanni, il vostro menarca sta per compiere la maggiore età.

Trentanni, unte di crema anti-age, svaccate sul vostro letto da una piazza e mezza nella vostra singola con arredamento sofisticato-ikea, guardate in dvd sex and the city alla ricerca di giustificazioni mediatiche del vostro status. Quando entrate in una discoteca straripante di ragazzine le vostre rughe pulsano di rabbia per quelle sdilinquite sciacquette, eppure sapete che se per caso vi trovate lì c'è un problema all'origine, ed è ciò che vi ha fatto uscire di casa: la paura di restare da sole, la stessa che vi ha spinto a quel tragico speed date.

Trentanni, siete la brutta fotocopia di un uomo. Anche se la vostra capanna è pulita e ordinata, piena di posacenere vuoti, con il cibo messo ordinatamente nella dispensa, molta verdura, formaggi magri e bifidus actiregularis nel frigorifero, non basta un cuore a reggerla, e nella vostra testa il disordine regna sovrano, al contrario che negli armadi.

Non so perché esistono le single trentenni, forse per colpa di genitori divorziati o di un crudele scherzo del destino che le ha abbandonate, dei messaggi subliminali degli adelfi della dissoluzione o del loro stolto orgoglio, dell'aver evitato la traiettoria del bouquet all'ultimo generoso matrimonio. La tua aria di superiorità mi fa tenerezza, la tua partita iva, il tuo eventuale master, il tuo corso di antigravity joga, di pilates acquatico, di mediazione con cui tenti di fuggire dal vuoto che ti circonda, i tuoi costi di gestione, l'appuntamento per il pap test... il tuo non sapere cosa vuoi e farmelo pesare.

Io ne ho diciannove di anni, e stringo forte forte la mano del mio ragazzo, bello come il sole, giovane e con il futuro negli occhi. So che parleremo al plurale. Per sempre!